Sfinge di Giza: come la Stele del Sogno di Thutmose IV ha cambiato il destino dell’Egitto antico

Sfinge di Giza: come la Stele del Sogno di Thutmose IV ha cambiato il destino dell’Egitto antico

Matteo Casini

Novembre 26, 2025

Sabbia, scalpelli e un nome italiano: è così che uno dei reperti più parlati di Giza tornò alla luce. Nel tardo Settecento e nei decenni successivi l’Egitto attirava esploratori, curiosi e trafficanti di antichità intenti a portare oggetti verso i nuovi musei europei. Tra loro emerse la figura di Giovanni Battista Caviglia, un marinaio convertito in cercatore di reperti che lavorò sotto la supervisione del console britannico a Il Cairo. Il suo intervento sulle sabbie di Giza portò alla scoperta della celebre stele del Sogno, la lastra incisa che giaceva tra le zampe della Grande Sfinge.

La stele non è un semplice blocco: è una lastra di granito alta 3,6 metri e spessa 0,70 metri, pesante circa 15 tonnellate, quello che rimaneva di una piccola cappella eretta alla base della Sfinge. Gli studiosi hanno riconosciuto nell’iscrizione una narrazione precisa: il giovane principe che si addormenta all’ombra della Sfinge, la visione di una divinità che parla e la promessa di un trono. È un documento che combina devozione, politica e immagine regale in una scena visibile ancora oggi ai piedi del monumento. Un dettaglio che molti sottovalutano è il riutilizzo di materiali: l’epigrafe fu scolpita su un architrave riutilizzato proveniente dal vicino complesso funerario di Chefren, elemento che collega luoghi e memorie diverse.

Chi scava nei depositi di sabbia di Giza non trova solo pietre: trova intenzioni politiche e simboli. La scoperta di Caviglia rimise al centro del dibattito la funzione pubblica della Sfinge e la capacità dei faraoni di usare l’antico per legittimarsi davanti al popolo e agli dèi.

Cosa racconta la stele e perché è controversa

Il testo inciso è narrativo e chiaro nelle intenzioni: racconta di un incontro onirico tra il principe e la divinità identificata come Re-Horakhty o Har-maquis, che promette la corona e la protezione regale. Nella parte superiore della lastra è rappresentato il futuro sovrano che presenta offerte alla Sfinge, scena che lega l’atto di devozione al diritto al trono. Per questo motivo la stele è stata letta come un atto pubblico di legittimazione, una comunicazione diretta al popolo e ai funzionari di corte.

Sfinge di Giza: come la Stele del Sogno di Thutmose IV ha cambiato il destino dell’Egitto antico
Sfinge di Giza: come la Stele del Sogno di Thutmose IV ha cambiato il destino dell’Egitto antico – famasneakerstore.it

La questione politica è centrale: Thutmose IV salì al trono dopo Amenhotep II, ma alcuni manoscritti e frammenti successivi suggeriscono che la successione non fosse scontata. Storici e archeologi rimangono divisi: per alcuni la stele fu un mezzo per rafforzare una presa di potere, per altri un documento che conferma un diritto già riconosciuto. Fonti secondarie, come iscrizioni dalla necropoli tebana, menzionano figure legate alla corte che indicano un ruolo complesso nella crescita del principe al rango di erede. Un aspetto che sfugge a chi non frequenta gli archivi è che molte prove materiali sono andate perdute o sono frammentarie, e ogni tentativo di ricostruzione passa attraverso confronti incrociati tra testi, rilievi e contesti archeologici.

Il risultato è che la stele rimane al centro di interpretazioni incrociate: arma di propaganda, prova di una visione personale o entrambe le cose. L’uso della Sfinge stessa come palcoscenico rituale evidenzia la volontà dei sovrani di inscrivere il proprio potere nel paesaggio monumentale dell’Egitto.

la teoria medica e le interpretazioni moderne

Oltre alle letture politiche è emersa una spiegazione di natura medica che prova a collegare le esperienze visionarie dei faraoni a possibili condizioni neurologiche. Nel corso di studi interdisciplinari, il chirurgo Hutan Ashrafian ha proposto che Thutmose IV e alcuni suoi discendenti potessero soffrire di epilessia del lobo temporale, una patologia associata a stati misticheggianti e alterazioni della percezione. Secondo questa ipotesi, crisi scatenate da affaticamento o esposizione solare avrebbero potuto generare visioni rilegate poi in termini religiosi e politici.

La proposta è suggestiva perché mette in relazione dati clinici, comportamento religioso e politica dinastica: nomi come Akhenaton e Tutankhamon sono stati citati come possibili casi familiari che esprimerebbero una componente ereditaria. Va però sottolineato che si tratta di una teoria ancora dibattuta: mancano prove cliniche dirette e molte interpretazioni si basano su correlazioni tra cronache antiche e modelli moderni. Un fenomeno che in molti notano solo nei contesti specialistici è la facilità con cui spiegazioni mediche possono diventare narrative dominanti, pur richiedendo conferme solide.

Quel che resta è un reperto concreto che continua a porre domande: la stele del Sogno, con le sue iscrizioni e la posizione ai piedi della Grande Sfinge, è un documento fisico che incrocia fede, strategia e biografia regale. Gli studi futuri, con metodi archeologici, epigrafici e genetici, potrebbero chiarire aspetti rimasti oscuri; intanto il monolite rimane visibile nel paesaggio di Giza, un elemento che ogni visita fotografica o ricerca accademica riporta spesso al centro della discussione.